Se la felicità è davvero tale solo quando è condivisa, quanto si può essere felici condividendo un sogno?
La mia compagna mi parlava da tempo del Perù, di quanto fosse affascinata da Machu Picchu, dalla misteriosa storia del popolo Inca e dall’idea di un viaggio da vivere “in quota”, tra paesaggi incredibilmente vari. Poco alla volta ha contagiato anche me con il suo sogno. E così, finalmente, abbiamo deciso di partire per il Sud America, per un tour di due settimane.
Arriviamo a Lima a fine marzo e ripartiamo per Cuzco il giorno successivo. L’impatto all’arrivo è subito fortissimo, l’effetto dell’altitudine è infatti avvertibile fin da quando si scende dall’aereo. È una sensazione difficile da descrivere: si sentono le gambe molli, un po’ di fiacchezza e affanno… Alcuni perfino svengono. Del resto, siamo a ben 3399 metri sul livello del mare e qui la vertigine dell’altezza la fa da padrona. Certo, si possono prendere le “soroche pills”(ovvero le pillole per il mal di montagna, detto appunto “soroche”), che dovrebbero in teoria aiutare l’acclimatazione, ma la reazione all’altitudine varia molto da persona a persona: io mi sento appesantito, stanco, mentre la mia compagna invece sta bene, non avverte disturbi particolari. In ogni caso, i disturbi si attenuano via via che il corpo si adatta e in breve siamo pronti per affrontare il resto del nostro viaggio.
Nell’aria rarefatta di Cuzco - la capitale storica del Perù e dell’impero Inca, patrimonio dell’umanità UNESCO dal 1983 - colori, odori e sapori diventano più forti e vibranti: la loro intensità ti colpisce subito. Ce ne siamo accorti al mercato di San Pedro, un vero e proprio turbinio di colori sui prodotti in vendita, sulla frutta e verdura, ma in particolare sugli abiti e sui copricapi delle donne e perfino sugli animali. Sono colori caldi, nelle mille declinazioni del rosso e dei toni della terra, che spiccano incredibilmente tra le vie della cittadina.
Il giorno dopo ci aspetta una levataccia alle 4.30: dobbiamo prendere il treno per Aguas Calientes, il punto di partenza per il trekking che porta a Machu Picchu. Come ogni appassionato di montagna – e ogni viaggiatore impaziente di tuffarsi alla scoperta di un nuovo paese – alzarci presto non ci spaventa, fa parte dell’esperienza che abbiamo scelto, come la fatica della salita, il sudore e gli imprevisti dovuti al meteo. Tutti fattori che affrontiamo comunque con il sorriso sulle labbra, perché abbiamo desiderato fortemente essere qui, a poche ore di cammino dalla nostra meta.
Arriviamo quindi ad Aguas Calientes ed è bizzarro però, dopo aver visto innumerevoli immagini del sito arroccato su una montagna, realizzare che per raggiungerlo dobbiamo scendere di quota. Sembra un paradosso, ma è così: il villaggio si trova infatti a “soli” 2040 metri s.l.m., più di 1000 metri più in basso rispetto a Cuzco. Questa discesa però non si percepisce affatto durante gli spostamenti, rimane solo un dato curioso sulla mappa, mentre la sensazione rimane quella di salire costantemente. E la salita a Machu Picchu conferma ben presto questa impressione: qui la dimensione prevalente è verticale e i versanti da affrontare sono ben ripidi.
Comunque ci siamo. In compagnia delle guide imbocchiamo finalmente il sentiero che porta a Machu Picchu. Da Aguas Calientes ci vuole circa un’ora e mezza di cammino, lungo il tratto finale dell’Inca Trail che ci porta direttamente a Intipunku, la Porta del Sole e ingresso ufficiale al sito.
Arrivare lì al mattino, con il picco avvolto nella nebbia, ha un che di mistico. E la magia di questo luogo si mescola all’incredulità di essere finalmente qui, tra queste rovine maestose, e all’incredibile soddisfazione di avercela fatta: il sogno si è realizzato. Davanti a noi si apre il sito archeologico e, 400 metri più in basso, una volta alzata la nebbia, la vista si apre sulla valle dell’Urubamba.
Essere qui, al cospetto di una delle Sette Meraviglie del Mondo moderno, leva il fiato. Il fascino di queste rovine è innegabile e resiste anche all’avvento del turismo moderno: per arrivare fino a qui è infatti necessaria una pianificazione puntuale dell’escursione, non c’è spazio per l’improvvisazione. L'Inca Trail è percorribile infatti solo con le guide autorizzate, che richiedono una prenotazione anticipata. Una volta raggiunto Machu Picchu, poi, il percorso di visita è obbligato e richiede circa 4/5 ore. Non è consentito tornare indietro, ma solo procedere lungo il percorso fissato: perfino i migliori punti per scattare le foto sono indicati dalle guide che accompagnano i visitatori, per evitare che qualcuno si possa perdere il panorama migliore sul sito. Qui nulla è lasciato al caso: non ci sono neanche cestini per l’immondizia per non turbare la suggestione del luogo.
Questa è stata la nostra prima tappa in Perù, poi ci siamo spostati verso altre zone, per scoprire gli altri spettacolari paesaggi che questo paese ha da offrire: noi abbiamo scelto di esplorare alcuni laghi incastonati tra le vette andine e l’altopiano che ospita l’immenso lago Titicaca . Vi racconteremo dei loro colori e della gente che li abita nel prossimo articolo del blog, a presto!
Nel trekking verso Machu Picchu, come poi nelle escursioni successive, abbiamo indossato gli scarponi Toubkal GTX di Garmont: non abbiamo avuto tempo di rodarli prima della partenza ed eravamo quindi un po’ preoccupati all’idea di testarli da nuovi. Invece non abbiamo avuto alcun tipo di problema, né vesciche né altro, e gli scarponi ci hanno sorpreso per comodità e comfort durante la camminata.